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Decidere o discernere?

L’incremento della velocità e dell’impatto delle trasformazioni in atto, unito ad una sempre più sfuggente prevedibilità di fenomeni e comportamenti, sta mettendo sul lettino del paziente il processo decisionale. E i medici al capo del letto di questo paziente importante non sono d’accordo su diagnosi e prognosi e si stanno dividendo in due fazioni contrapposte ed agguerrite.

Da un lato, i tecno fan, che si augurano che tutto venga gestito dalle macchine (robot, sistemi esperti, reti neurali), capaci di fare molto meglio dell’uomo. Gli umanisti, invece, che rispettano e usano le macchine ma non lasciano mai il loro senso critico, sono sicuri che l’uomo, nella sua complessità, finitudine e umanità sia sempre superiore alle macchine.

Un importante aspetto dell’approccio umanista, che sarebbe più opportuno chiamare “umano”, su questo tema è la centralità del senso del limite, cioè l’accettare che non tutto è spiegabile, dominabile, riparabile, trasformabile. Si tratta di un rispetto del sacro, non inteso necessariamente come qualcosa di codificato dalle religioni ma come qualcosa che ci trascende e ci determina. La storia ha dimostrato che vi è una contrapposizione solo apparente fra metodo scientifico e sensibilità a ciò che ci trascende.

Efficace è a tal proposito il motto dei gesuiti, che dà un’indicazione pratica a questo dilemma: “Lavora come se il successo dipendesse dai tuoi sforzi, ma abbi fede come se tutto dipendesse da Dio”. Ad una semplice lettura, la richiesta sembrerebbe paradossale, eppure per chi ha saputo leggerla in profondità è diventata autentico aiuto per gestire e valorizzare il senso del limite.

Per questo motivo serve capacità di discernimento (che richiede la capacità di ipotizzare anche gli impatti e gli effetti collaterali) e non basta la conoscenza tecnica o la modellistica economica.

Roland Barthes spiega il concetto come lo ha interpretato il fondatore dei gesuiti: “discernere è distinguere, separare, scartare, limitare, enumerare, valutare, riconoscere la funzione fondatrice della differenza; la discretio, parola ignaziana per eccellenza, designa un gesto così originale che si può trovare applicato tanto a comportamenti e a giudizi che a discorsi”. Come ha spiegato papa Francesco, discernimento è “la grazia di ‘discernere’ – separare e distinguere – lo spirito buono da quello cattivo”.

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