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La cina domina la logistica portuale

Tre dei primi quattro porti al mondo per movimentazione container sono cinesi. Dietro la tradizionale supremazia di Singapore, seguono Shanghai, Hong Kong e Shenzhen. Con Guanzhou, Ningbo e Qingdao sono sei i porti cinesi nella top ten mondiale. È il sintomo più evidente, anche se non l’unico, di un epocale trasferimento ad Oriente ed in Cina delle attività manifatturiere. I container arrivano ai porti carichi di merci, prodotti nelle fabbriche sempre più delocalizzate dove i fattori di produzione sono economici e disponibili.

La costruzione di porti moderni ed efficienti rappresenta una frazione della portentosa costruzione delle infrastrutture che ha accompagnato, contemporaneamente causa ed effetto, la crescita cinese. Da più di due anni il ponte sull’acqua più lungo al mondo collega Shanghai e Ningbo, riducendo il percorso su strada da 400 ad 80 km. L’intero delta del Fiume Yang Tze, culla dell’industria cinese, é ormai un immenso opificio pulsante e interconnesso. A queste affermazioni della Cina non ha fatto tuttavia riscontro una crescita analoga dell’industria logistica. In essa convivono retaggi del passato e innovazioni trainate dalle opportunità. Per molti anni la logistica è rimasta subalterna alla produzione.

Quest’ultima ha prevalso sulle altre due attività che la precedono e la seguono nell’intera catena del valore, l’approvvigionamento e la distribuzione, nelle quali l’arretratezza cinese é stata più lenta da demolire. Ancora oggi sono presenti nella logistica più di 700mila aziende. Esse comprendono i costruttori di attrezzature ed i fornitori di servizi, come il magazzinaggio, i trasporti, i corrieri. Si dividono la parte residuale del business che é gestito in buona parte dalle aziende di stato che controllano le ferrovie, gli aeroporti, i porti, le vie d’acqua. La specializzazione è ancora poco diffusa.

Il più grande operatore, la Cosco, detiene solo il 3% del fatturato totale dell’industria che concorre per il 18,3% alla formazione del Pil cinese. La percentuale analoga per i paesi industrializzati é pressoché dimezzata. Oggi, soprattutto con la crisi, i tentativi di razionalizzare le spese e la distribuzione diventano fondamentali per battere la concorrenza e conquistare quote di mercato. L’abbattimento dei costi diviene fondamentale e sempre più spesso gli esperti di logistica conquistano posizioni apicali nelle aziende. La modernizzazione ha un risvolto borsistico. Otto nuove aziende del settore sono pronte ad essere incluse nel ChiNext, il nuovo listino per le Pmi della Borsa di Shenzhen.

Nuovi capitali affluiscono perché le previsioni di crescita del settore sono stimate al 18% medio nei prossimi anni. L’imprimatur governativo è stato il suggello della maturità del settore. Nella tempesta economica del 2009, Pechino ha subordinato la concessioni di sussidi alla modernizzazione delle industrie, scegliendone 10 tra le più importanti. Non mancavano ovviamente i settori tradizionali, come l’acciaio, l’automotive, la cantieristica, il tessile. La novità é stata l’inclusione della logistica, diventata per la prima volta nella storia della Cina, uno dei 10 pilastri della sua economia.

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