Con “Open data” o “Dati aperti” si fa riferimento ad una filosofia e ad una pratica di condivisione di determinati dati e informazioni in modo da consentirne il libero accesso, in maniera semplice, veloce e senza limitazioni.
Il detentore dei dati rilascia gli stessi in modo tale da poter essere rielaborati liberamente da chiunque (aziende, cittadini, giornalisti, ricercatori) così da poter essere riutilizzati per altri scopi, e quindi generare nuove conoscenze ed aprire nuove strade di sviluppo sociale ed economico.
Gli open data rappresentano il dato grezzo rilevato dalla pubblica amministrazione pertanto per poter essere utilizzato è necessario che venga rielaborato, inoltre i dati sono archiviati in formati differenti pertanto per poterli elaborare è necessario dotarsi degli strumenti e delle competenze necessarie per eseguire l’operazione.
Grazie agli open data è possibile integrare le informazioni presenti nel proprio sistema informativo per migliorare la qualità dell’informazione. Una azienda opera in un contesto ambientale fatto di mercati, territori, ambienti, tessuti urbani, infrastrutture, pertanto leggere unicamente i dati aziendali limita le prospettive di analisi in quanto prende in considerazione solo una parte del fenomeno. Se consideriamo le vendite di un minimarket analizzare unicamente lo storico degli scontrini sarebbe limitante, infatti per comprendere meglio il fenomeno delle vendite è necessario allargare la visuale considerando ad esempio la popolazione residente, la distanza con altri negozi, la presenza di aree in cui parcheggiare,le condizioni meteo e cosi via. Grazie agli open data questa ulteriore analisi è possibile, riuscendo quindi ad esempio a dare una risposta al perché la vendita una particolare categoria di articoli sia aumenta o diminuita nel corso del tempo.
È evidente che per poter effettuare tali analisi è necessario possedere competenze statistiche, gli open data sono solo la materia prima che deve essere trasformata in informazione utile per l’impresa.