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Tariffe minime autotrasporti

«Prendiamo atto di questo intervento governativo a favore dell’autotrasporto. Tuttavia le tariffe minime non ci fanno dimenticare la nostra preferenza per un mercato in cui si compete sull’efficienza e sulla qualità, e nel quale ci sembra prioritario garantire condizioni diffuse di rispetto delle regole. Anche del lavoro. Bisogna puntare subito a politiche per l’innovazione logistica». Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Federtrasporto – raccoglie le associazioni dei gestori di infrastrutture di trasporti, logistica e turismo aderenti a Confindustria – preferisce non soffermarsi sul risultato strappato dalle associazioni di settore che rappresenta.Confindustria indica la reintroduzione delle tariffe minime come “gravemente lesiva della libertà negoziale delle imprese e della concorrenza”. Che ne pensa? Ah sì. Guardi, bisogna andare oltre. I nostri associati hanno fatto queste richieste e sono state concesse. Ora però, ripeto, è interesse di tutti puntare su un quadro di efficienza e di qualità dei servizi. Senza dimenticare che il governo deve agevolare gli investimenti necessari in infrastrutture di trasporto: aumentano strutturalmente l’efficienza logistica e abbattono il differenziale di circa il 5% di costo logistico che penalizza la nostra produzione industriale rispetto all’Europa. Quali investimenti si dovrebbero sbloccare? Per esempio quelli legati alle undici convenzioni autostradali bloccate. Le ricordo che Federtrasporto rappresenta anche Aiscat, l’Associazione delle società concessionarie di autostrade. E gli investimenti in questo tipo di infrastrutture hanno un effetto moltiplicativo sul Pil di 1,9. Cioè ogni euro investito si riflette sul Pil per 1,9 euro.

Quanti sono gli investimenti autostradali previsti per il 2010? Circa 3,1 miliardi, di cui metà del gruppo Atlantia che controlla il 60% della rete italiana. Negli ultimi cinque anni ne sono stati effettuati, mediamente, tre l’anno.

E sulle altre infrastrutture? C’è ben poco: nell’aeroportuale gli investimenti languono e nei porti, non essendoci ritorno, si possono investire soltanto risorse pubbliche.

Torniamo al trasporto merci: nel primo semestre ha dato segnali di ripresa. Sono segnali incoraggianti e che lasciano ben sperare, ma il raffronto, purtroppo, e con la prima parte del 2009. Seconda una teoria economica delle grandi crisi, per uscire dal tunnel sono necessari da 4 a 7 anni. Oggi ne sono trascorsi ancora 3.

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